Vincenzo Renzi
Vincenzo Renzi : L’ARTISTA “ANONIMO”- Ricordo di una figlia
nasce ad Ozieri nel 1907 da Giovanni e AnnaMaria Niedda.
La sua famiglia segue a Messina poi ad Orvieto la carriera militare paterna per poi stabilirsi definitivamente a Roma nel 1919, dopo la prematura morte del padre.
Terminate le scuole tecniche, viene ammesso per concorso ed esami al liceo artistico d’arte decorativa. Allievo giovanissimo dei maestri mosaicisti romani presso lo Studio del Mosaico in Vaticano inizia ad apprendere questa antica tradizione d’arte, divenendo presto il loro stimato collaboratore per le sue eccezionali qualità tecniche ed artistiche.
Negli anni ’30 lavora al restauro dei mosaici nella Basilica di S.Maria Maggiore a Roma e ai restauri della Villa del Casal e a Piazza Armerina (Enna) e viene incaricato a dirigere la Cooperativa dei mosaicisti romani vincitrice dei concorsi per le opere musive all’esposizione universale a Roma .
Nelle nostre periodiche gite ad Orvieto (nel piccolo cimitero c’è la tomba del padre) non mancava mai la visita al Duomo dove anche lì – come anche per quelli di Ravenna – mi raccontava di aver partecipato ai restauri degli antichi mosaici .
Con la fine della guerra , lavora presso lo studio di Valle Giulia, eseguendo mosaici per l’esportazione negli Stati Uniti.
Nel 1952, rientrando in Vaticano in qualità di maestro mosaicista, prosegue la sua attività artistica ininterrottamente fino agli anni’70, prendendo parte a tutta la produzione dello Studio del Mosaico.
Non era consuetudine dell’epoca far apporre la firma in calce al quadro che ogni artista eseguiva. Così, di fatto, le numerose opere di mio padre, eseguite da lui interamente od in parte, sparse per il mondo ed in particolare a Roma sono “anonime”. ( I tondi di Papa Pio XI e Papa Giovanni XXIII nella Basilica di San Paolo, la Madonna sulle mura tra i due archi di Porta Castello, la Madonnina sul palazzo all’angolo tra via delle Fornaci e via A. De Gasperi, il frontale del museo Pigorini all’Eur, gli interni delle piscine del Foro Italico……,)
Fino alla sua morte, avvenuta nel 1985, ha continuato a lavorare nel suo studio a casa e presso il laboratorio Savelli, con l’immutata passione, la professionalità , l’ umiltà ed il rigore tipici di un artista d’altri tempi.
In qualità di mosaicista “in pensione” dalla Reverenda Fabbrica di San Pietro, firmava finalmente i suoi quadri.
L’origine sarda e l’educazione autoritaria materna, rimasta vedova con tre figli molto piccoli, ha influenzato sicuramente il suo carattere schivo e la sua grande capacità di concentrazione e di impegno che ha continuato instancabilmente a dispensare nelle sue opere.
Gli allievi che hanno avuto la fortuna di formarsi accanto a mio padre, (Alberto Bruzzese, Ida Tiberi, Luigina Rech ) hanno conosciuto bene i suoi modi “burberi” e la sua scarsa propensione all’ elogio . Disdegnava i “pezzettari” e coloro che rincorrevano il facile guadagno. Pochi hanno resistito alla sua disciplina ma chi “ha tenuto duro” ha meritatamente appreso i segreti di quest’arte antichissima e sperimentato le emozioni che può regalare.
In particolare, Luigina Rech , è divenuta presto apprezzata “ figlia adottiva” d’arte.
La passione che ripone nella sua variegata attività e la voglia costante, quasi maniacale, di approfondire la conoscenza di tecniche e materiali ha aggiunto modernità e personale vigore alle sue creazioni, mantenendo immutato nel ricordo e nell’affetto di mio padre, i preziosi insegnamenti del suo maestro.
La figlia Cilena